Una volta l'estate era la mia stagione preferita, poi mi sono iscritta all'università.

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"Miei cari ex diplomati, alias matricole, fra qualche mese scoprirete la bellissima sensazione di istinto omicida-suicida suscitata dal leggere e dal vedere le foto riguardanti il mare, il sole, la nullafacenza, mentre voi avrete il culo piantato sulla sedia e un libro che minaccia la vostra voglia di vivere."

Nel corso della tua vita, i ricordi riguardanti l'estate posso essere tranquillamente catalogati sotto l'etichetta "Pre-Immatricolazione" e "Post-Immatricolazione"; ma tranquillamente proprio.
Nessuno ti avverte che nel momento in cui ti immatricoli ti puoi dimenticare del mare, della nullafacenza, del "Mi sto annoiando", perché non avrai il tempo di annoiarti, perché avrai il culo piantato sulla sedia e un ventilatore che ti spara aria calda in faccia. L'unico svago che di tanto in tanto ti puoi concedere - tra una pausa caffè e l'altra - è fingere di essere Rose FacciaDaCulo sul Titanic e dire "Jack sto volando" mentre il ventilatore ti svolazza i capelli; il tutto coronato dalla voce metallica data da questo meraviglioso oggetto amico d'infanzia.

Io me la ricordo l'ultima vera estate, quella dove non fai niente per 3 mesi e un settimana, quelle che l'unico dilemma dalla giornata è: "Che cazzo - di costume - mi metto?"
Cambiano le stagioni ma la frase "Che cazzo mi metto?" rimane la stessa, il dilemma rimane lo stesso. Confortante.
È quell'estate in cui un plotone di pompieri, usciti da chissà quale sogno proibito alla 50 sfumature di grigio di qualsiasi ragazza, si fermò proprio sulla strada di fronte alla scogliera dove tu e la Picci vi eravate fermate per prendere il sole. Faceva tanto caldo quel giorno. Tanto caldo.
È quell'estate in cui io e ilPrincipe ci siamo messi insieme e si usciva fino alle 4 del mattino e si stava tutti insieme a ridere e scherzare come se non ci fosse un domani, e la frase: "no ragà, mi ritiro prima perché domani devo studiare" non sapevamo neanche cosa significasse.
La ignoravamo, la evitavamo come si evita la buzzicozza rompipalle che ti stalkera.

Ho già parlato dei pompieri? Giovani e aitanti pompieri? Accaldati pompieri? Dio quanto mi manca quell'estate, l'estate prima del quinto.



Della successiva estate ricordo solo i libri, libri ovunque, libri a non finire. La voglia di vivere.
Quell'estate si divise in:

- Devo studiare per l'esame di maturità.
  Periodo: Giugno-Luglio

- Devo studiare per i test.
  Periodo: Luglio-Agosto.

Da quell'esperienza ne ricavai una verità assoluta: Studiare a mare è dannatamente difficile.

Quando ero una pischelletta notavo spesso delle ragazze sotto l'ombrellone, mezze sdraiate su quelle rigide, scomode e bianche sdraio, con enormi occhiali neri e libri fotocopiati con titoli assurdi; tu le guardi e pensi "ooh stanno studiando"
No.
Fingono.
Dormono.
Ascoltano la musica.
Leggono una rivista ben coperta dal librozzo.
Magari, le più temerarie, tentano di leggere le cazzate indecifrabili che il ProfessoreBastardo di turno ha scritto su quel libro.
Missione miseramente fallita.

Ci vuole concentrazione per capire i concetti di fisica quantistica scritti in aramaico antico, ci vuole silenzio, ci vuole Caffè!
Non ci vuole il mare, il sole, il "venticiello", non ci vogliono i bambini che corrono e gridano e ridono e le signore che spettegolano sulla cellulite della panterona dell'ombrellone davanti.

Per capire la "Critica della ragion pura" devi stare a casa, eliminando tutti i contatti esterni e qualsiasi pensiero riguardanti l'estate, e devi entrare in uno stato mentale in cui ti auto-convinci che lì fuori è inverno gelido e sei in Antartide, dove non c'è un cazzo da fare se non studiare.
Se devi capire invece la spiegazione del professore è meglio se ti ritiri in clausura direttamente, magari dai monaci buddisti, perché devi avere una Karma quanto l'intero universo per non mandare a fanculo tutto.

E così, tu vai a mare, magari armata di libri e tanta buona volontà, e osservi sti pischelletti del liceo, magari del 3° o del 4° anno, con tutta questa gioia di vivere, la pelle distesa, nera come la pece - mentre tu il 15 d'agosto hai ancora quel salutare colorito bianco cadaverico - tu li osservi, sorridi come un adulto sorride alla vista di un bambino che muove i suoi primi passi ed esclami " Poveri, piccoli, teneri illusi, godetevi questi momenti, perché poi, dopo il liceo, SO' CAZZI!"






















6 commenti:

  1. Quanto ma quanto è vero quello che hai scritto!! le estati per noi studenti finiscono quando inizia il 5° anno di superiori. A quel punto non avrai quasi più vita..che schifo..:D

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    1. ahahhahah dal quinto è stato uno studio continuo >,< che cosa triste.

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  2. sarà sempre peggio purtroppo... con il lavoro il tempo per il mare sarà sempre meno purtroppo :(
    Io li rimpiango i tempi in cui studiavo!
    http://namelessfashionblog.blogspot.it/
    http://www.facebook.com/NamelessFashionBlog

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    1. che cosa brutta :(
      bhe almeno non dovrò preoccuparmi per la prova costume, tanto non ci sarà nessun costume >,<

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  3. Sacrosanta verità!
    Però io ho avuto un grosso sollievo alla fine della triennale: Laurea a Marzo e fino a Settembre (si, Settembre, perché avevo studiato talmente tanto alla triennale che per l'ammissione alla magistrale ho studiato 1 settimana!) solo mare, feste, alcol e vita scellerata tipica di una persona che è stata uccisa dall'università! Ahhhhhhhh! Soddisfazione!
    Ecco dopo...mai più, studiare al mare? Impossibile.
    Tra qualche mese saprò dirti com'è la prima estate da lavoratrice...sono indecisa!

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    1. tanta invidia, tantissima invidia *_*
      io devo aspettare ancora 4 anni per laurearmi, laurea magistrale a ciclo unico.
      in pratica appena finisci attacchi a lavorare ( almeno si spera xD )

      Chiunque dica "io studio a mare" mente. >,<

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